I
SANTI
GIULIO E GIULIANO
L'origine
del culto dei santi Giulio e Giuliano e della diffusione del
cristianesimo nelle regioni del Cusio sono temi che hanno suscitato
l'interesse degli storici già nel Seicento, continuando fino ai
nostri giorni.
La
"Leggenda" dei due fratelli, uno prete e l'altro diacono, ci
è giunta in alcuni manoscritti medioevali ed in due tipi di
redazione. Una "Vita" più breve edita alla fine del
Quattrocento dal Mombrizio è forse anteriore al secolo XI; la
versione più lunga, pubblicata dai Bollandisti, risale al secolo XI/XII.
Secondo la
"Leggenda" i fratelli Giulio e Giuliano lasciarono la loro
patria, l'Isola di Egina, fuggendo una persecuzione, quella degli
ariani. Presentatisi all'imperatore Teodosio ottengono da lui un
rescritto che li autorizza a distruggere i templi degli idoli per
costruire santuari a Cristo, dedicare altari, battezzare
i fedeli e rafforzare la
fede cattolica nella Santissima Trinità. Il viaggio, che si svolge in
forma di croce, partendo dall'Oriente li portò nel Lazio; da qui,
lungo le vie consolari, giunsero dapprima sul Lago Maggiore, dove
edificarono una chiesa a Brebbia e tentarono di erigerne una su
un'isola del Verbano. Quindi, spostandosi ad Occidente, attraverso un
viaggio costellato da conversioni e battesimi, giunsero nella regione
del Cusio, a Gozzano, dove edificarono la novantanovesima chiesa.
Proprio mentre
fervevano i lavori, Giulio si spinse fino alle rive del lago e là
vide una piccola isola infestata dalle serpi, dove decise di fondare
la centesima chiesa. Giuliano si stanziò a Gozzano mentre Giulio
raggiunse l'Isola navigando sul proprio mantello, ne scacciò i
serpenti e vi costruì una chiesa dedicata ai Dodici Apostoli.
Giuliano morì in Gozzano e Giulio continuò la sua missione di
evangelizzatore favorito, come narra la "Leggenda", dal
ricco senatore milanese Audenzio, che teneva villa in Pettenasco.
Giulio morì il 31 gennaio (del 400 o del 401) all'Isola e vi fu
sepolto. Il prete Elia ne continuò la missione.
L'agiografo Réginald Grégoire, analizzando criticamente la
"Leggenda" nelle sue versioni, asserisce che si è in
presenza di una "Vita" curiosa dal punto di vista
dell'ecclesiologia e della storia locale italiana anteriore al sec. VII.
Il ministero di Giulio nel racconto assume caratteri quasi episcopali:
egli, infatti, costruisce chiese, dedica altari, battezza.
L'ABBAZIA
"MATER ECCLESIAE"
Dall'11
ottobre 1973 si è stabilita presso la basilica di san Giulio una
comunità monastica benedettina.
Chiamata dal Vescovo di Novara, Mons. Aldo Del Monte, staccatasi come
germoglio di trapianto dalla Abbazia di Viboldone (Milano), essa si travò
ad assumere la grande responsabilità (li tenere allacciato il filo
della storia presente con il passato, di conservare vivo il patrimonio
religioso, civile, naturale e artistico del luogo.
Soprattutto
si trovò a costituire per la Chiesa locale un segno inequivocabile dei
valori trascendenti.
Le
principali attività del monastero sono:
-
restauro tessili antichi
-
confezione
e ricamo paramenti e arredi liturgici
- tessitura
a mano
-
lavoro
culturale: scritti di spiritualità, fascicoli di «lectio divina»,
traduzioni, ecc.
- confezione
delle ostie
-
pittura
di icone
- altri
lavori artigianali
- manutenzione
degli edifici, dell'orto e del giardino
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